Diss-Impariamo
Decenni fa si sotenva che i problemi di classe erano dovuti all'accesso all'informazione.
Piccola premessa: Amettiamo che le differenze di classe siano un problema importante e che quindi debba esser risolto. Ma ammettimo anche che gli attori che promuoveranno questo pensiero non vogliano cavalcare tale ideologia per assumere più potere avendo in realtà questo come fine personale; sia che ne siano consapevi ma anche che questa volontà di potere non si annidi nel loro subconscio ancora inesplorato.
Oggi, avendo il massimo accesso alle informazioni e avendo anche promosso un enorme supporto alla formazione di terzo grado, quella universitaria, la critica si è spostata sulla capacità di discriminare le informazioni corrette e il loro sovraccarico.
Il problema del passato, sull'accesso alla informazione, è stato già risolto ma se ne è presentato uno ulteriore a quanto pare!
Ciò porta alla luce nuove skills umane che sono la corretta filtrazione di informazioni prive di bias, allo sviluppo di competenze critiche per saperle comprendere e capacità immaginative per applicarle al miglioramento della propria quotidianità.
Oggi forse c'è sempre meno bisogno di cultura nozionale ma cultura critica.
Forse oggi la vera arte, skills e salvezza non è l'imparare ma il disimparare piuttosto.
Dovremmo forse imparare a dissare come un gangsta rap il proprio nemico immaginario? Attaccando a suon di rime i cardini di quella cultura che vuole sempre più diplomi, certificazioni, qualifiche e riconoscimenti che ahimè non vengono premiati? Chi decide però cosa deve esser premiato d'altronde?
Questo è sempre più chiaro in america, dove la cultura universitaria è stata cartolarizzata ad uno strumento finanziario per indebitate studenti. Percarità hanno imparato tanto, forse fin troppo, tanto da non trovare lavoro! Ma non trovano lavoro o piuttosto il posizionamento sociale tanto desiderato?
La cultura è stupenda, ho pagato insegnanti di chitarra, allenatori sportivi e corsi di cucina ma non mi era stato venduto il sogno che ci avrei lavorato. Quegli insegnanti avevano un alto valore di condivisione ma allo stesso tempo un profondità umana da non vendere nessun sogno.
Inizio a credere che forse non c'è nessun posizionamento sociale ma solo logiche di potere da percorrere. E chi ambiva al potere senza reali competenze sia rimasto fregato dalla sua stessa ideologia o dal suo stesso nemico immaginario, dal suo subconscio, dal suo stato mentale, dal suo stato ideologico, o dallo STATO e basta.
La cultura reale, il condividere strumenti di pensiero e conoscenze lavorative, si è trasformata lentamenta nella cultura di vendere ipotetiche posizioni di comando gerarchico e riconoscimento dalla collettività.
Forse dovremmo disimparare questa cultura che promettere di salvare la collettività e indirettamente distrugge se stessi. Forse dovremo tornare ad una più serena cultura del lavoro che ci gratifica per quello che sappiamo fare e indirettamente premia anche la collettività a cui apparteniamo.
Imparando dal nostro subconscio potremmo ritrovarci a disimparare molto di ciò che è ideologia del mondo esterno.